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Metafile di: Lgs.09. A cena con Mario e Laura |
data |
2008-09-02 |
autore |
Gianfranco Novo |
titolo |
Lgs.09. A cena con Mario e Laura |
genere |
_Logos |
contatore |
487 |
| Lgs.09. A cena con Mario e Laura |
Alle diciannove precise il commissario si presenta alla porta di Franco, cerca il campanello, ma non lo trova, intanto si sente lo scatto della serratura che si apre:
- Buon giorno commissario, puntualissimo vedo.
- Già, il suo campanello... non trovavo il campanello...
- Eccolo qui, è un campanello a tirante, come si usava una volta, prima che l'energia elettrica avesse grande diffusione.
- Curioso, in effetti io avevo provato a spingerlo...
- No, lo deve tirare e poi lasciare di scatto, in modo da mettere in moto la campanella che sta all'interno.
- Divertente.
- L'ho trovato quando ho acquistato la casa e ho pensato di conservarlo, del resto assolve perfettamente alla sua funzione... almeno... dopo che la gente ha capito come si usa. Ma si accomodi, non le dispiacerà se la ricevo in cucina, sto preparando la cena.
- Oh, non vorrei disturbare.
- No, affatto, lei può benissimo fare le sue domande mentre cucino, sto aspettando un'amica e vorrei che al suo arrivo fosse tutto pronto. Intanto le preparo un aperitivo.
- Beh, l'etica professionale imporrebbe di non bere in servizio, ma sono già fuori orario, del resto questo nostro colloquio è ufficioso... per soddisfare una curiosità personale.
- Allora perché non lo prepara lei? Alla sua sinistra c'è il frigo bar, ne faccia uno anche per me.
- Con piacere, anch'io sono un appassionato di cucina.
- Beh, io un po' meno, mi piace più mangiare che cucinare, ma questa sera sono di corvè, approfitto troppe volte dell'ospitalità di Laura, la mia ragazza, e ogni tanto devo ricambiare.
- Allora cercherò di sbrigarmi: oltre a questo fatto della somiglianza col fratello, ha notato altre cose strane in Luciano Delmonte?
- No, solo ciò che le ho detto: quel suo amico che sembrava rimasto giovane, ma come ha detto lei, forse mi sono sbagliato, è passato tanto tempo e non lo conoscevo così bene da giurare che fosse proprio lui...
- Ecco, l'amico appunto, sembra che fosse presente durante il fatto, ma ora è sparito, o almeno non sono riuscito a rintracciarlo.
- Già, ora che ci penso non l'ho visto neppure al funerale.
- Può darsi però che non fosse la stessa persona: mi sono fatto mandare una vecchia foto di Franco Varotto, dall'università – il commissario estrae una foto dalla tasca – è questo l'amico che ha visto al centro commerciale?
- Sì, proprio lui.
- Già, però non è stato riconosciuto dai testimoni del fatto, così sono ancora in un vicolo cieco.
- Beh, non pensiamoci più, ora gustiamoci questo cocktail... uhm, buono, lei è proprio bravo...
- Grazie, è il mio secondo hobby, il primo è l'astronomia. -
Intanto si sente suonare il campanello, Franco si sposta leggermente e guarda verso una finestra che dà sulla strada:
- E' Laura – poi tira un pomello simile a quello che fungeva da campanello e si sente scattare la serratura.
- Tutto molto moderno – dice Mario con leggera ironia.
- Già, è sempre l'eredità del precedente proprietario.
Arriva Laura, è una giovane donna sulla trentina, bionda, graziosa, statura media, seno prosperoso, occhi chiari. - E' proprio il mio tipo - pensa Franco, lo pensa ogni volta che la vede dopo qualche giorno – come fa Ermanno a non esserne attratto? ... è proprio una fortuna che abbiamo gusti diversi.
- Oh, buon giorno. - Laura è stupita nel vedere Mario.
- Buon giorno, mi chiamo Mario Carati.
- Il commissario Carati è qui per quella storia dell'omicidio in “Prato della Valle”, sai, te ne avevo parlato.
- Piacere, io sono Laura Milella.
- Oh, non mi tratterrò molto, abbiamo praticamente finito, bevo il mio aperitivo e me ne vado.
- Perché non ne prepara uno anche per Laura? - poi rivolto a lei - il commissario è bravissimo a fare i cocktail.
- Lei può restare quanto vuole, noi siamo ormai una vecchia coppia – Laura a questo punto ha un sorriso ironico – anche se Franco si ostina a definirmi “amica”.
- E che altro termine dovrei usare? fidanzata sa di muffa, compagna odora di politica, moglie non è ... - borbotta Franco confusamente.
- Certo, certo, non preoccuparti, “amica” va benissimo. Però il commissario potrebbe rimanere a cena con noi, hai pensato ad invitarlo?
- No, veramente stavo preparando per due.
- Beh, che ci vuole? basta aggiungere qualcosa, vediamo cosa c'è in frigorifero...
- No, no, non vi disturbate per me, io me ne vado subito.
- C'è qualcuna che l'aspetta?
- No, veramente no. O almeno... non vive a Padova.
- Benissimo allora, un po' di compagnia ci farà bene, mandiamo Franco a preparare la tavola, che è la cosa che sa fare meglio, e cerchiamo di cucinare qualcosa di decente.
Franco un po' stupito, ma anche sollevato, va nella saletta accanto, adibita a sala da pranzo, e si mette a preparare la tavola. Ogni tanto dà una sbirciatina in cucina attraverso l'ampio arco che è stato tagliato nel muro divisorio.
- Stai preparando per tre vero? - dice Laura ad alta voce.
- Certo, certo.
- ... veramente non vorrei disturbare...
- Ma che disturbo! finalmente in questa casa si mangerà qualcosa di decente.
- Io ho sempre riconosciuto di essere un cuoco mediocre.
Laura si affaccia alla porta, si avvicina e lo bacia con dolcezza – Tu mi stai bene così, - poi ad alta voce, cambiando tono – mediocre è un eufemismo.
Franco con una pacca sul sedere la manda di là, - Vediamo, vediamo quello che sapete fare voi.
Franco non ha ancora finito di preparare la tavola che già arriva l'antipasto: prosciutto e melone, perché non ci ha pensato lui? gli ingredienti c'erano...
Per fortuna si è ricordato di mettere in frigorifero il vino, beh, ora sono in tre, conviene aggiungerne una bottiglia.
La cena è deliziosa, in breve si crea un'atmosfera famigliare, Mario è già passato al tu, subito ricambiato.
- Vedete, la cucina è un'arte non solo di sapori e aromi, ma anche di psicologia: bisogna conoscere bene i commensali per preparare un pranzo perfetto, il cuoco è al servizio del palato e della cultura degli altri... entro certi limiti.
Franco guarda Laura: sembra affascinata da Mario, occhi sgranati, labbra inumidite dall'acqua che ha appena bevuto (lei beve pochissimo vino). Gli prende un nodo di gelosia, allunga una mano per accarezzarle la sua e farle sentire che è presente. Lei lo guarda, intuisce, sorride, poi continua l'ascolto.
Dalla cucina Mario passa all'astronomia,
- Un mondo affascinante – dice - durante i fine settimana, se non ho pressanti impegni di lavoro, vado ad Asiago dove c'è un telescopio dell'università di Padova che può essere affittato per una notte. Ad Asiago c'è anche Lucia, la mia compagna, è una montanara doc, maestra di sci, io la vorrei qui in città, ma lei non si sposta dalle sue montagne, così ci vediamo soltanto durante i weekend.
A sera tarda Mario se ne va, non prima di averli invitati di passare una notte ad Asiago, “a guardare le stelle”. Ora sono soli e Franco può finalmente esprimere il suo “disagio”:
- Ti sei divertita stasera?
- Sì, è stata una piacevole serata.
- Ti piace Mario? Sembravi stregata da lui.
- Oh, ma sei geloso?
- Beh, in certi momenti, quando lo guardavi come incantata...
- La cosa mi fa piacere, ma ti assicuro che puoi stare tranquillo. Anzi ora mi sento un po' in colpa. Se non ti sei divertito, allora la serata non è riuscita come pensavo.
- Beh, non è stata una brutta serata, ma tu eri così affascinata... va bene non pensiamoci più.
- Per oggi va bene, ma io devo capire, non ti voglio rovinare le serate per ignoranza dei tuoi sentimenti.
- Ne parleremo un'altra volta.
- Va bene, se vuoi così...
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