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Metafile di: Lgs.06. Il commissario Carati
data 2008-09-02
autore Gianfranco Novo
titolo Lgs.06. Il commissario Carati
genere _Logos
contatore 481
Lgs.06. Il commissario Carati
Franco ama andare “in piazza” a fare la spesa. Veramente le piazze sono tre disposte a triangolo, ma sono così vicine che la parola “piazza” le comprende tutte.
E poi c'è il “salone” che separa la “piazza delle erbe” dalla “piazza della frutta”.
Il “salone” è uno dei primi “centri commerciali coperti” della storia. Fu costruito nel 1200, e dopo 800 anni ancora svolge magnificamente la sua funzione.
Al primo piano l'enorme sala, “il salone” appunto, un miracolo di ingegneria del medioevo, serviva da tribunale (oggi è dedicata alle mostre), sotto, il palazzo è percorso, nella sua lunghezza, da due lunghi corridoi fiancheggiati da negozi, generalmente di alimentari, ma non solo.
I due corridoi sono uniti al centro da un terzo passaggio a formare una grande “H”.
Franco va volentieri “in piazza”, gli piace comprare la frutta e la verdura e qualche volta si toglie qualche sfizio culinario ai negozi “sotto il salone”.
Quel giorno però non fa in tempo a fare acquisti perché è distratto da una figura alta e magra che vede fra la gente. Lo rincorre passando veloce fra le bancarelle di Piazza delle Erbe, infine, al sottopassaggio che va verso l'università, riesce a raggiungerlo, lo tocca leggermente sulla spalla e Stefano si volta:
- Ciao, ti ricordi di me? (esattamente la stessa frase che ho rivolto a suo fratello, pensa fra sé)
- Sì... Franco... Franco...
- Newman.
- Newman, sì, ora ricordo, hai un cognome inglese.
- Già. Scusa, forse non è il momento, so della terribile disgrazia di tuo fratello, ma volevo parlarti di lui.
- Sono rimasto proprio per sapere, per avere giustizia... per quanto sia possibile...
- A dire il vero non ho molte notizie, ma ci sono cose che mi hanno lasciato perplesso.
- Io, in questo momento sono a zero, non so da che parte cominciare, quindi qualsiasi informazione può aiutarmi.

Franco racconta gli avvenimenti dei giorni precedenti, Stefano ascolta con attenzione, rimane colpito dalla figura dell'amico “rimasto giovane” e chiede spiegazioni.

- Cosa intendi con “tuo amico, però più giovane”?
- Al tempo dell'università tu avevi un amico, si chiamava Franco come me, se non ricordo male, non ricordo il suo cognome...
- Varotto? Parli di Franco Varotto?
- Sì, può darsi, ma non sono sicuro del cognome; la cosa strana è che questo tuo amico era insieme a tuo fratello, ma aveva la stessa età di tuo fratello.
- Spiegati meglio.
- Aveva vent'anni, come se non fosse mai invecchiato.
- Ti sembra una cosa possibile? E' più facile che fosse un amico di mio fratello che gli assomigliava. Se è tanto tempo che non lo vedi l'avrai confuso.
- Sì, hai ragione, la tua spiegazione è logica... però vedi, il fatto è accaduto dopo che avevo visto tuo fratello e l'avevo scambiato per te. Se non dò una spiegazione a ciò che ho visto comincerò a dubitare di avere delle allucinazioni.
- Ti capisco... Senti, io avevo intenzione di andare dalla polizia a chiedere informazioni, perché non vieni con me? Potresti raccontare ciò che hai visto.
- Non vorrei essere preso per pazzo, in ogni modo ti accompagno, poi, se sembrerà utile, racconterò l'episodio.

I due si recano insieme dalla polizia, il poliziotto addetto alle informazioni dice loro che il caso è affidato al commissario Carati, fa una telefonata e poi:
- Lungo quel corridoio, troverete un targhetta con scritto “commissario Mario Carati”, bussate, vi riceverà, l'ho già avvisato


Li riceve un uomo giovane, gentile e disponibile:

- Allo stato dei fatti non ho molte notizie, l'omicidio sembra occasionale, scaturito da una lite nata per futili motivi. Sembra che suo fratello abbia guardato con troppa insistenza una signora, moglie di un ricco petroliere arabo, la guardia del corpo ha reagito e nella confusione qualcuno ha sparato... le conseguenze le conosciamo.

Stefano dice al commissario della storia di Franco, il quale, di malavoglia racconta ciò che ha visto.
Il commissario rimane scettico, ma risponde gentilmente:

- Lei capirà, signor Newman, non posso dare troppo peso alla sua storia, spesso le storie irreali hanno spiegazioni semplici, qualche volta indotte dalla suggestione, qualche volta da un cattivo paio di occhiali... lei non si offenderà...
- No, no, ha ragione, il problema è tutto mio, ora che ho fatto il mio dovere e dopo che lei l'ha riportato alle sue giuste proporzioni, mi sento meglio, non pensiamoci più.
- Bene, allora signori, lasciate al poliziotto di guardia i vostri numeri telefonici, e appena avrò notizie rilevanti ve le comunicherò, anzi le comunicherò al signor Delmonte che, come fratello della vittima, ha diritto di sapere.



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