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Metafile di: Lgs.13. A cena da Eva
data 2008-12-07
autore Gianfranco Novo
titolo Lgs.13. A cena da Eva
genere _Logos
contatore 1211
Lgs.13. A cena da Eva
Il sabato è un giorno un po' speciale per Franco: è il giorno, insieme alla domenica, che dedica alla scrittura del suo ultimo libro; gli altri giorni sono per le attività di routine: recensioni, correzione di bozze, ricerca di titoli e tutto ciò che può servire ad una casa editrice per mantenersi a galla.
Franco, infatti, insieme ad altri due soci, possiede una piccolissima casa editrice che gli dà lavoro e quel tanto che basta per tirare avanti.
E' una vita sdoppiata in cui, qualche volta, si confondono gli avvenimenti reali con quelli inventati, così, quando è alla tastiera per scrivere, non sa mai se lo squillo del telefono o il suono del campanello annunci una persona vera o il personaggio che sta descrivendo.
E proprio mentre è immerso in questi pensieri suona il telefono, è Ermanno:
- Ti ricordi dell'invito?
- Quale invito?
- Vedi che ho fatto bene? Sapevo che te ne saresti dimenticato.
- Se non mi dici a cosa ti riferisci...
- All'invito di Eva, ricordi che è per stasera?
- Ah sì, ero soprappensiero, sì, sì... oggi è sabato... vuoi che passi a prenderti? Tanto sono di strada...
- Sì, forse è meglio, così mi assicuro che non te ne dimentichi.
- Ehi, da tutta questa apprensione si direbbe...
- Risparmia l'ironia e cerca di essere puntuale invece. Ce la fai ad arrivare alle venti?
- Va bene, alle venti sarò da te.
- D'accordo, ti aspetto, ciao.
- Ciao.

Non è facile parcheggiare davanti alla casa di Ermanno, la strada, fiancheggiata dal fiume da una parte e da antiche case dall'altra, è piuttosto stretta, in più ultimamente è stata ulteriormente ridotta per far posto ad una pista ciclabile; così Franco parcheggia in divieto, scende per suonare, e ritorna subito in macchina, in attesa dell'amico.
Un paio di secondi e sente scattare la serratura della porta, Franco sorride:
“Questa volta Ermanno l'ha presa proprio brutta!”
Ancora qualche secondo e la porta dell'auto viene aperta: Ermanno ha un misterioso pacco con un grosso fiocco.
- Ma tu non eri contrario ai regali?
- Beh, sì, ma oggi mi è venuta un'idea carina e non ho resistito.
- E io adesso che figura ci faccio?
- Possiamo dire che l'abbiamo preso insieme.
- No, no, preferisco la brutta figura...

Per fortuna di Franco è Eva stessa a risolvere il problema, dicendo, quando Ermanno le porge il regalo:
- Ho grazie siete molto gentili. - E nessuno dei due se la sente di fare precisazioni.
- Intanto che finisco di cucinare accomodatevi in sala e preparatevi qualcosa da bere.

I due rimangono un momento in silenzio, è Franco il primo ad interromperlo:
- A cosa pensi?
- Pensavo al tuo libro: tempo fa mi hai detto che volevi scrivere un racconto lungo.
- Sì, e tu sarai uno dei personaggi.
- Non mi sembra giusto, in questo modo mi farai fare e dire tutto quello che vuoi. Conoscendoti m'immagino come tratterai la mia storia con Eva.
- Ma che t'importa, è solo un personaggio, e poi ha un altro nome.
- Allora perché mi hai detto che ero io?
- Perché in ogni caso ti saresti riconosciuto.
- Lo vedi che sono io? e allora voglio essere io a scrivere le mie battute.
- E non lo stai facendo?
- No, io le dico, ma le hai scritte tu.
- Le ho scritte perché tu le hai dette.
- A me sembra che sia il contrario, le dico perché tu le hai scritte.
- Insomma cosa dovrei fare?
- Dipende da chi sei tu.
- Io sono io, c'è forse un altro Franco Newman?
- Aspetta... tu sei nelle mie stesse condizioni, sei qui da questa parte del libro.
- Quale parte? che stai dicendo?
- Dai che hai capito, mi chiedo invece se io esisto anche dall'altra parte.
- Quando avrò scritto il libro esisterai anche dall'altra parte.
- No, non quella, quella è la terza, io parlo della prima.
- Certo che esisti.
- E tu che ne sai?
- Guarda che io non ho detto niente.
- E chi ha parlato allora?
- Non so, sarà stata un'impressione, qui siamo solo tu ed io.
- Ok, allora scrivi il tuo libro e mettici quello che vuoi, basta che non usi il mio nome.
- D'accordo, avrai un nome diverso. Va bene Ermanno?

Intanto arriva Eva che sente l'ultima frase e la interpreta a modo suo, con un po' di ironia:

- Ermanno mi va benissimo, non si era capito fin dall'inizio?
- Ermanno sente il tono ironico e decide di stare al gioco:
- Oh Eva, luce dei miei occhi, tu sola mi capisci.
- Confida in me, mio dolce cavaliere.
- Nessuno potrà impedirmi di far sempre ritorno al cuore della mia donzella.
- Ehi, siamo forse tornati nel medioevo? Ok, ho capito: “galeotto fu il libro e chi l'ha scritto”. Mi darei dei pugni in testa per averlo fatto.
- Volevo dire: il caffè è pronto. - Eva sembra ancora più bella, il dialogo di prima, seppure scherzoso, l'ha resa radiosa.
- Vado a prendere le tazzine. - dice Ermanno.

“Erm sta cercando di nascondere l'emozione ”, pensa Franco, “dovrei lasciarli soli, ma come fare senza rompere l'atmosfera? Le cose devono procedere secondo il loro ritmo, aveva detto Eva, farò così”.
Intanto Ermanno è tornato con tre tazzine e le appoggia sul tavolino del soggiorno. Eva appoggia la macchinetta proprio al centro del tavolino rotondo, i suoi movimenti sembrano rallentare, prende le tazzine e le dispone giusto nella direzione delle tre poltrone, Franco si stupisce, non aveva notato che ci fossero tre sole poltrone (invece delle solite due e un divano).
Intanto Eva continua a muoversi con incredibile armonia. Deve aver studiato l'arte delle geishe, pensa Franco, e nota che le tazze sono messe su un perfetto triangolo, esattamente a 120 gradi. Ora sta versando il caffè: pochissimo per Franco, - come fa a sapere che io ne voglio poco? - più abbondante per Ermanno. Nel passare da una tazza all'altra le sue mani percorrono dei perfetti archi di cerchio. Ora è ferma sulla tazza dei Ermanno, una minuscola goccia cade sul piattino, - l'avrà fatto apposta? - Poi riempie la sua e appoggia la Moka ancora al centro.
I due amici sono incantati, il silenzio è assoluto.

- Beviamo? - dice lei con la massima naturalezza.

La parola rompe il silenzio e l'incanto, tutti bevono, il caffè è squisito, la conversazione riprende, allegra, fino a fine serata.

- Bene, per me è il momento di rincasare – dice Franco.

Ermanno ha un momento di esitazione, poi:

- Aspetta, vengo anch'io.

Eva sorride, “le cose devono avvenire secondo il loro ritmo” non può fare a meno di pensare Franco. Poi i due amici se ne vanno. Nel breve tratto di strada comune rimangono in silenzio, immersi nei loro pensieri.
Franco ferma l'auto davanti a casa di Ermanno.

- Ciao, ci vediamo domani.
- A domani. - risponde Franco.


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