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Metafile di: Lgs.11. Una missione per Franco
data 2008-09-04
autore Gianfranco Novo
titolo Lgs.11. Una missione per Franco
genere _Logos
contatore 471
Lgs.11. Una missione per Franco
Dopo un po' Stefano si affaccia alla porta dello studio:

- È arrivato il commissario, vieni che ci sediamo in salotto.

Il “salotto” è la sala attigua allo studio ed è enorme: da un lato dà sul pianerottolo d'ingresso da dove, proprio in quel momento, arriva Mario Carati, dall'altro una porta conduce verso il resto della casa; in un angolo, verso le finestre, un divano, due poltrone, un tavolino e un televisore fanno del loro meglio per arredarla, ma la stanza rimane irrimediabilmente vuota.
Intanto Carati , saluta Franco e Stefano, accetta di sedersi su una delle poltrone e, su invito di Stefano, racconta i fatti:

- Da quello che ho saputo sembra che suo fratello abbia fatto insistentemente la corte, nonostante i ripetuti inviti a desistere, ad una delle mogli dello sceicco Abdourahman Kahil, ricco petroliere che si trovava in città per un viaggio di piacere. Trascinato fuori dal locale da due guardie del corpo, ne aveva fatto ritorno, dirigendosi risolutamente verso il gruppo di donne dello sceicco, una terza guardia gli aveva puntato la pistola intimandolo a fermarsi, ma lui non aveva ubbidito, anzi era andato verso l'uomo con l'intenzione di disarmarlo, nella colluttazione è partito un colpo che lo ha ferito a morte.
- Mio fratello non era così! Dev'essere successo qualcosa d'altro perché si comportasse in quel modo. - dice Stefano perplesso.
- Questa è la descrizione fatta dalla persona stessa che ha sparato il colpo, e confermata poi dai camerieri del ristorante.
- È successo ancora che Luciano fosse preso da una così forte passione amorosa? - chiede Franco.
- No, mio fratello era più incline alle passioni ideali, per questo mi chiedevo se ci fosse qualcosa d'altro che potesse spiegare il suo comportamento.
- In effetti c'è stato qualcosa d'altro, ma non mi sembrava così importante da farne cenno.
- No, mi dica, voglio sapere ogni particolare, - insiste Stefano - per me è essenziale dare un senso a questa storia.
- Beh, all'inizio, quando suo fratello era entrato nel locale, gli avevano detto che era chiuso al pubblico perché era stato interamente affittato alle signore che lo occupavano in quel momento. Luciano però non aveva accettato e aveva sostenuto che ciò non era permesso e che doveva essere tenuto aperto. In seguito a queste insistenze, il responsabile dell'harem, un certo Igor Vlamic, lo stesso che poi aveva sparato, aveva accettato di lasciarlo entrare, purché gli venisse assegnato un tavolo lontano dalle signore.
Ecco questo è più conforme al carattere di mio fratello, Luciano non sopportava gli abusi, né dovuti al danaro, né a qualsiasi altra forma di potere.
- Tuttavia anche lei, come me, non è del tutto soddisfatto da quanto è emerso finora... - afferma il commissario.
- No, direi di no. Mi piacerebbe parlare con questo signor Vlamic, ma non vorrei che lui la prendesse come un tentativo di vendetta. Io non ho niente contro di lui, penso che questo fatto abbia radici lontane nel tempo e nello spazio.
- Beh, se lei si presentasse da Vlamic, data anche la somiglianza con suo fratello, le sue intenzioni pacifiche potrebbero facilmente essere fraintese. Dovrebbe prima essere annunciato da un amico che ne spiegasse le ragioni.

Ci fu un momento di silenzio in cui gli altri due si voltano a guardare Franco.

- Io? ... non so se sono adatto.
- Ormai è diverso tempo che manco da Padova, e non saprei a chi altro rivolgermi. Ma non vorrei metterti in difficoltà...
- Non so... forse potrei... potrei portare un amico che mi desse una mano?
- Certo, porta chi vuoi, mi faresti un grande piacere.
- Va bene, andrò a far visita allo sceicco e a questo signor Vlamic, poi ti riferirò. Dove li trovo?
- È sceso al Plaza, con tutto il suo seguito, ha affittato un intero piano. - spiega il commissario.
- D'accodo, andrò domani, intanto prenderò contatti col mio amico Ermanno, sperando che lui sappia come si tratta con gli sceicchi.

Gli altri sorridono al poco convinto tentativo di ironia. Poi Carati dice:

- Bene, credo che abbiamo concluso, spero che mi terrete aggiornato. - e si alza per andarsene.
- Aspetti, vengo con lei, mi deve spiegare meglio l'ambiente, la situazione... - Franco è evidentemente preoccupato e ha dimenticato che la sera prima erano passati al tu.

Stefano li accompagna alla porta, mentre Franco continua a chiedere spiegazioni.

La sera stessa Franco telefona ad Ermanno e lo prega di accompagnarlo nella sua missione, l'amico ironizza sul termine “missione”, ma poi acconsente.




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