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Metafile di: Frf.2. La notte dei ricordi (Francesco) |
data |
2007-07-22 |
autore |
Gianfranco Novo |
titolo |
Frf.2. La notte dei ricordi (Francesco) |
genere |
_Fare filò |
contatore |
601 |
| Frf.2. La notte dei ricordi (Francesco) |
Era una bella sera di primavera inoltrata.
Ero venuto da queste parti per firmare il rogito di acquisto della casa accanto e avevo deciso di passare la notte qui.
Mi volevo concedere una notte di relax, in solitudine, lontano fisicamente e mentalmente da impegni di qualsiasi genere.
La casa era stata chiusa per tutto l'inverno e non offriva molte comodità, ma potevo accendere la stufetta per avere un po' di tepore e usare un vecchio pigiama lasciato qui dalla estate scorsa.
Così, presa una coperta dall'armadio mi preparavo a sdraiarmi sul divano.
In questo luogo isolato, l'atmosfera così sospesa, avevo l'impressione di rubare qualche ora allo scorrere del tempo.
Dal silenzio intorno emergeva il verso di un animale notturno e il suono di una musica...
Una musica? Da dove poteva venire? In casa ero solo e quella accanto era disabitata da anni.
Rimisi le scarpe e uscii a vedere. Dalla finestra della casa accanto veniva una tenue luce, e la musica.
Era un suono di pianoforte, sembrava un notturno di Chopin.
Mi avvicinai alla finestra cercando di non far rumore: c'era una donna, era seduta, abbandonata, su una vecchia poltrona e, vicino a lei, su un tavolo malridotto, un computer portatile. Era questo la fonte della luce e del suono.
Non so quanto tempo rimasi a guardare, incerto se andarmene o entrare a chiedere spiegazioni, dopotutto la casa era mia.
Decisi di andarmene e aspettare l'indomani, ma nel buio, inavvertitamente, urtai un attrezzo, forse un badile,
- Chi è? C'è qualcuno? - la donna era venuta alla porta e scrutava nel buio.
Imbarazzato, mi feci avanti,
- Mi scusi... ho sentito la musica... e la luce... sono venuto a vedere. -
- Oh, è lei signor Ramelli? Venga, entri... oh, la sto invitando ad entrare in casa sua! -
- Lei mi conosce? -
- L'ho vista oggi, quando è entrato dal notaio con mio padre. -
- Lei è la figlia di... -
- Sì, mio padre le ha venduto la casa proprio oggi. -
- Ah, ma lei non è venuta... lei non c'era! -
- La mia presenza non era necessaria, e poi avevo tanti luoghi da rivedere... -
- Ma io... forse l'ho disturbata, non vorrei... -
- Veramente sono io che ho disturbato lei, le chiedo soltanto di lasciarmi qui ancora un po'. Ma ha diritto ad una spiegazione, perchè non entra e si siede? C'è un po' di polvere, ma le poltrone sono state coperte e sono ancora comode. -
Ci sedemmo entrambi e lei cominciò a raccontare.
- Sono vissuta qui tanti anni, i primi, la mia infanzia, innamorata di mio padre, come tutte le bambine. Era un bell'uomo sa?
Poi l'adolescenza. Il mio primo vestito da signorina, era bianco, l'aveva fatto mia mamma. Quando uscii in giardino la prima volta, il sole lo fece splendere e tutto sembrò illuminarsi di una luce nuova.-
Fece una breve pausa e io mi resi conto che la stavo vedendo: com'era bella nel suo vestito bianco!
Ma era ancora bella! Ed era ancora giovane. Alla debole luce dello schermo, che lei di tanto in tanto riattivava, vedevo il collo e il volto; sì era bella, e aveva una sicurezza, una grazia... forse era un'attrice.
Intanto aveva ripreso a parlare, quasi fra sé:
- Stavo scoprendo la vita. E venne il primo amore: era un ragazzo splendido, di una dolcezza infinita. Non ne ho incontrati più come lui, o forse sono io a non avere gli stessi occhi. Posso ritrovarlo solo con la fantasia, in una notte di ricordi come questa, aiutandomi con un po' di musica.
Ma la vita ci divise.
Ero nata con la luce, ma fu il suono il mio destino.
Che gioia, quando tornai a casa col diploma, lo portai come un regalo, un regalo per i miei. -
Si fermò, diresse lo sguardo verso di me, gli occhi erano lucidi, e c'era quella musica. Si alzò, mi prese le mani e mi condusse verso la porta, si mise davanti a me, vicina, molto vicina, mi girava la testa, mi diede un bacio leggero, poi le sentii dire,
- Forse sarebbe bello, ma questa è la notte dei ricordi. -
Non so quanto dormii quella notte, sognai e risognai quel bacio tanto da farlo sembrare irreale o era veramente irreale?
Al mattino alle prime luci dell'alba andai alla casa nella speranza di rivederla, ma la casa era chiusa e deserta.
Qualche anno dopo vidi la sua foto su un settimanale, l'articolo parlava dell'ultimo turno di una famosa pianista e seppi che la prossima tappa sarebbe stata proprio nella mia città.
Alla fine dell'applaudita esibizione, mi feci coraggio e andai a trovarla in camerino, con la scusa di complimentarmi con lei.
Non era sola, c'era un uomo con lei,
- Si ricorda di me? - le dissi,
- Non sa che i musicisti hanno un'ottima memoria? - mi rispose, poi mi presentò al suo fidanzato: - Alberto, questo signore è una mia vecchia conoscenza.
- Piacere. -
- Piacere, oh non si preoccupi, non sono geloso del suo passato. -
Lei scoppiò a ridere:
- Dovresti invece, ma non per la ragione che credi. -
Guardai lui e poi lei. Forse capì la mia muta domanda, perchè i suoi occhi ebbero un'ombra di tristezza.
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