Sul pannello si legge: Le sale dei Musei Civici agli Eremitani conservano importanti documenti dell'epoca carrarese. Vengono dalla demolita chiesa di Sant'Agostino, illustre monumento caro a numerosi principi carraresi che lo scelsero come mausoleo della famiglia, i due pilastri-stipiti in pietra d'Istria raffiguranti San Domenico e Sant'Agostino che si trovavano ai lati dei battenti lignei del portale d'ingresso. Spiccano le Gerarchie Angeliche dipinte da Guariento di Arpo (documentato a Padova tra il 1338 e il 1368), primo pittore di corte dei signori da Carrara, per la Cappella privata della Reggia Carrarese in Accademia. Originariamente collegavano gli affreschi con Storie bibliche sulle pareti della Cappella al soffitto ligneo, a simboleggiare il ruolo di tramite tra la terra e il cielo svolto dagli angeli. Interventi architettonici settecenteschi smembrarono il ciclo e le tavole furono esposte nel corridoio d'accesso, fino a quando nel 1902 furono acquistate dal Museo. Le vicende carraresi emergono durante la visita al Museo grazie anche alla presenza del bel clipeo marmoreo con il Ritratto del vescovo Stefano da Carrara attribuito a Rinaldo di Francia e proveniente dal Duomo di Padova. Come recita l'elegante scritta gotica che corre intorno al ritratto, Stefano, eletto vescovo nel 1402, era figlio naturale di Francesco Novello. A differenza del padre e dei fratelli uccisi a Venezia dopo la conquista di Padova, scampò la tragedia dei suoi familiari. L'effige del penultimo signore carrarese, Francesco il Vecchio, è celebrata da un ritratto di ridotte dimensioni, ma di altissima qualità, assegnabile ad un artista di ambito forse francese della metà del Quattrocento. |